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Aborto: sette ginecologi su dieci sono obiettori di coscienza

Professione Redazione DottNet | 19/01/2019 16:40

Il dato si riferisce al 2017. Ministero della Salute: non sono state evidenziate criticità nei servizi

La percentuale di medici obiettori rispetto all'interruzione volontaria di gravidanza (ivg) è pari tra i ginecologi al 68,4%, quasi 7 su 10, ma "per quanto riguarda i carichi di lavoro per ciascun ginecologo non obiettore, sia su base regionale che considerando le singole strutture, non si evidenziano particolari criticità nei servizi di ivg". Lo evidenzia la 'Relazione del Ministro della Salute sull'attuazione della Legge 194/78 per la tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria di gravidanza - 2017', trasmessa al Parlamento.

"I decrementi osservati nei tassi di abortività - rileva il ministro della Salute Giulia Grillo nella Relazione - sembrano indicare che tutti gli sforzi fatti in questi anni, specie dai consultori familiari, per aiutare a prevenire le gravidanze indesiderate ed il ricorso all'ivg stiano dando i loro frutti, anche nella popolazione immigrata; sarà quindi indispensabile rafforzare e potenziare questi servizi di prossimità che grazie all'esperienza nel contesto socio-sanitario e alle competenze multidisciplinari dell'equipe professionale riescono a identificare i determinanti di natura sociale e a sostenere la donna e/o la coppia nella scelta consapevole, nella eventuale riconsiderazione delle motivazioni alla base della sua scelta, aiutarla nel percorso ivg ed a evitare future gravidanze indesiderate ed il ricorso all'ivg".

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Sulla riduzione delle interruzioni di gravidanza, rileva inoltre la Relazione, "molto probabilmente ha inciso anche l'aumento dell'uso della contraccezione d'emergenza, la pillola del giorno dopo e quella dei 5 giorni dopo, che non hanno più l'obbligo di prescrizione medica per le maggiorenni, e quindi richiedono una maggiore informazione alle donne per evitarne un uso inappropriato". In generale, sono in diminuzione anche i tempi di attesa, "pur persistendo una non trascurabile variabilità fra le regioni, e si registra un aumento delle interruzioni nelle prime 8 settimane di gestazione, probabilmente almeno in parte dovuto all'aumento dell'utilizzo della tecnica farmacologica che viene usata in epoca gestazionale precoce".

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